Sebbene il grano sia stato aggiunto alla dieta umana solo circa 12.000 anni fa, è diventato un importante alimento base ed è ampiamente utilizzato negli alimenti trasformati. È stato dimostrato che un gruppo di proteine presenti negli inibitori del grano – amilasi-tripsina (ATIs) innesca una risposta immunitaria nell’intestino che può diffondersi ad altri tessuti del corpo.
Le ATIS sono proteine di origine vegetale che inibiscono gli enzimi dei parassiti comuni-come i vermi della farina e le cocciniglie – nel grano., Gli ATIS hanno anche un ruolo importante nei processi metabolici che si verificano durante lo sviluppo del seme.
Molti studi precedenti si sono concentrati sull’impatto del glutine sulla salute dell’apparato digerente. Tuttavia, il ricercatore principale Prof. Detlef Schuppan, dell’Università Johannes Gutenberg in Germania, e il team miravano a evidenziare il ruolo che l’ATIs svolge nella salute digestiva e oltre.
Gli ATIS costituiscono solo una piccola quantità di proteine del grano – circa il 4% – eppure la risposta immunitaria che inducono influenza significativamente i linfonodi, i reni, la milza e il cervello in alcune persone, causando infiammazione., ATIs inoltre è stato suggerito per esacerbare l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla (SM), l’asma, il lupus e la malattia non alcolica del fegato grasso come pure la malattia infiammatoria dell’intestino.
“Oltre a contribuire allo sviluppo di condizioni infiammatorie intestinali correlate, crediamo che l’ATIs possa promuovere l’infiammazione di altre condizioni croniche immuno-correlate al di fuori dell’intestino. Il tipo di infiammazione intestinale visto nella sensibilità al glutine non celiaca differisce da quello causato dalla celiachia e non crediamo che questo sia innescato dalle proteine del glutine.,”
Prof. Detlef Schuppan
” Invece, abbiamo dimostrato che gli ATIS del grano, che contaminano anche il glutine commerciale, attivano specifici tipi di cellule immunitarie nell’intestino e in altri tessuti, peggiorando potenzialmente i sintomi di malattie infiammatorie preesistenti”, aggiunge il Prof. Schuppan.